Studio legale Pastrengo

Motociclista investita da un capriolo a Quiliano: Provincia di Savona condannata a risarcire i danni

(su: https://www.lastampa.it/savona/2020/11/13/news/motociclista-investita-da-un-capriolo-a-quiliano-provincia-di-savona-condannata-a-risarcire-i-danni-1.39535551/ e su: https://www.ilsecoloxix.it/savona/2020/11/14/news/capriolo-causa-incidente-provincia-condannata-1.39539201)

Palazzo della Provincia di Savona

Sentenza della corte di Appello di Genova: la vicenda risaliva al 17 maggio del 201313 Novembre 2020

Modificato il: 13 Novembre 2020

Si viaggia per le strade del primo entroterra ligure e all’improvviso sbuca un capriolo.

A vederlo è un grazioso animale, ma se ti ci scontri, ti rendi conto che può pesare quasi cento chili.

Schiacci il freno, dai un colpo di sterzo, ma è un attimo fatale.

Sono animali velocissimi ed in un istante balzano davanti al veicolo improvvisamente.

Se li eviti svaniscono, ma il più delle volte l’impatto è inevitabile e i danni al mezzo possono essere molto significativi.

Fortunatamente l’automobilista, quasi sempre, ne esce fisicamente indenne.

Ma sono numerosi anche gli incidenti con conseguenze gravi per motociclisti.

E qui nasce il problema: di chi è il capriolo?

Chi paga i danni?

Della Regione, proprietaria demaniale dell’animale?

Della Provincia, che gestisce la selvaggina e la caccia?

Del Comune o dell’Ente proprietario della strada?

La Corte d’Appello di Genova, con sentenza del 27 ottobre 2020, ha stabilito che la responsabilità è della Provincia di Savona, condannandola al risarcimento dei danni subiti da una motociclista che il 17 maggio 2013 veniva investita da un capriolo, successivamente morto sotto le ruote dello scooter.

LA VICENDA

La centaura, mentre alla guida del suo scooter percorreva via Termi, una strada vicinale nel Comune di Quiliano, s’imbatteva in due caprioli che sbucando dalla ripa a monte attraversavano improvvisamente la strada. Il primo riusciva ad evitarlo. Il secondo invece la investiva letteralmente, finendo sotto la ruota anteriore del mezzo, facendola cadere. La donna, in seguito alla caduta,  riportava gravi lesioni personali con esiti anche di natura permanente.

«La vittima – spiega l’avv. Marcello Pastrengo del Foro di Savona –  dapprima denunciava il sinistro alla Compagnie di Assicurazioni di riferimento dei due Enti, in seguito invitava i relativi organi deliberanti a risolvere la questione senza andare per vie legali e infine, di fronte ad un loro netto rifiuto, agiva contro la Regione Liguria e la Provincia di Savona per il risarcimento dei danni alla persona ed al motoveicolo.

La presenza di ungulati era nota sia ai vertici della provincia, sia a quelli della Regione.

Soltanto pochi mesi prima dell’incidente in questione alcuni consiglieri regionali e lo stesso assessore all’ambiente avevano presentato un’interrogazione segnalando “l’aumento dei sinistri stradali causati dai caprioli” e chiedendo all’Ente quali “iniziative avrebbe adottato per porre un freno al proliferare del numero dei caprioli nella provincia di Savona”.

Non solo ma nel Terzo Piano Faunistico-Venatorio Provinciale di Savona del marzo 2013 si evidenziava che “la riduzione dei danni dovrebbe essere effettuata attraverso la messa in opera di sistemi di prevenzione”; ma nulla è stato fatto, almeno nell’area interessata dal sinistro in questione».

«Le due Amministrazioni chiamate in causa – proseguono i legali –  costituendosi separatamente in giudizio, eccepivano il loro difetto di legittimazione passiva, cercando di attribuire la totale responsabilità dell’evento al Comune di Quiliano, quale presunto proprietario della strada, senza, si badi bene, averlo mai chiamato in causa quale terzo; anzi il sindaco dell’epoca, dott. Alberto Ferrando, era stato testimone al processo, ribadendo di aver invano segnalato alla Provincia la presenza di animali selvatici sulle strade del primissimo entroterra. Il Tribunale di Savona decideva in prima istanza con sentenza con la quale respingeva la domanda di risarcimento e sposando la tesi della piena responsabilità del Comune». Da qui il ricorso in appello che, con sentenza appunto del 27 ottobre scorso ha condannato la Provincia di Savona. 

PROVINCIA DI SAVONA CONDANNATA

«La Corte d’Appello di Genova ha condannato la Provincia di Savona – spiegano ancora gli avvocati – rilevando che quest’ultima, “disponendo dei poteri di pianificare e regolamentare la presenza di fauna selvatica sul territorio, deve esercitare tutti i poteri atti ad adeguare e se necessario limitare il numero dei capi”.

Oltre l’adempimento di detto compito istituzionale, “nessun obbligo specifico di diligenza era nella specie richiedibile, se non quello di apporre specifica segnaletica, che compete alla Provincia, anche se non sia proprietaria della strada, come ente di prossimità, più vicino alle esigenze dei cittadini”; la quale pertanto “poteva provvedervi direttamente od indirettamente segnalando al Comune, che aveva la (sola) gestione, custodia e manutenzione della strada, la presenza della fauna selvatica e la conseguente necessità di collocare l’apposito segnale” (Cass., 10.11.2015, n. 22886).

La circostanza pacifica che la Provincia di Savona non abbia ottemperato in alcun modo a tale preciso dovere integra gli estremi della colpa rilevante e giustifica la sua condanna al risarcimento dei danni.

«Giustizia è fatta?

Forse sì, la Corte d’Appello ha infatti recepito l’interpretazione della Cassazione (Cass 10.11.2015 n. 22886), in base alla quale la questione dell’appartenenza della strada è assolutamente di secondaria importanza. Una volta accertata, sulla base della normativa statale e regionale, che la Provincia di Savona (ed in via sussidiaria la Regione Liguria), era effettivamente titolare di un potere di gestione e controllo delle zone di ripopolamento e cattura e della conseguente protezione della fauna selvatica, essa era tenuta ad attivarsi affinché la dovuta segnalazione del pericolo (si badi bene, strumento di tutela minimo), fosse comunicata agli utenti della strada nei luoghi opportuni”.

“Giustizia è fatta?

Forse no, non del tutto: va infatti considerato che, da una parte, la vittima dell’incidente ha dovuto attendere due gradi di giudizio ed oltre sette anni per ottenere un risarcimento che avrebbe potuto ricevere ed accettare, anche in misura ben più modesta rispetto a quella riconosciuta dalla Corte d’Appello di Genova, dopo poche settimane e dall’altra, la Provincia di Savona, rifiutando di assumersi le proprie responsabilità con tanta tenacia e tanta protervia, dovrà ora liquidare il cento per cento dei danni, con l’ulteriore aggravio della rivalutazione monetaria, degli interessi legali, delle spese del consulente tecnico d’ufficio e delle spese di causa sostenute in entrambi i gradi di giudizio sia dai propri difensori, sia dalla difesa della danneggiata; con grave ed ingiustificato pregiudizio per le sue già magre casse pubbliche.

Percorso ad ostacoli dunque, ma che, dopo poco più di 7 anni, ha trovato un responsabile e la sua colpa; requiem al povero capriolo, che, in questo caso, ha pagato caro il prezzo di correre dietro alla “capriola” che forse stava inseguendo durante la stagione dell’amore».

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